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Lisa e il vento

Gabriele Bordogna, Scuola Holden, Biennio 2018-2020

Tra i pochi marinai rimasti ad attraversare gli oceani a vela sono ancora meno quelli che conoscono la storia della Lisa e dell’Aliseo Ascensionale di Bransfield: un misterioso vento che soffia per pochi minuti ogni secolo in un punto imprecisato dell’Oceano Atlantico meridionale.
Nel 1820 il capitano britannico Edward Bransfield imboccò per caso l’Aliseo, ma la corrente risultò indomabile: era persino in grado di sollevare come alianti i pesantissimi galeoni. Fu costretto ad abbandonare quel soffio per non rischiare di finire chissà dove, e si ritrovò molto più a sud del lembo di terra più meridionale disegnato sulle mappe: davanti a lui c’era solo il ghiaccio dell’Antartide, che per la prima volta veniva toccato dallo sguardo di un umano.

I navigatori volevano scoprire nuovi lidi, non venti pericolosi, ma una volta che la Terra diventò conosciuta in tutti i suoi recessi, i velisti tornarono a parlare dell’Aliseo di Bransfield, perché sembrava l’unico vento a soffiare verso qualcosa di molto lontano da casa.
Tra tutti solo una parlava dell’Aliseo credendoci davvero: la Lisa, una donna sulla quarantina con pelle di legno scuro e lunghi capelli castani striati dal sole, fredda come la Bora e malinconica come le acque settentrionali dell’Adriatico. Tra i velisti che portavano la barca dal Mediterraneo ai Caraibi per l’inverno, la Lisa era l’unica a fare rotte molto meridionali con la sua barca, l’Abraxas, come se si aspettasse davvero di trovare quell’Aliseo lì ad aspettarla.
I colleghi la prendevano in giro: vai Lisa, che se incroci il vento di Bransfield è la volta buona che ti porta da un buon marito, vai, che è la volta buona che ti fa cambiar mestiere. A lei non fregava niente di arrivare da qualche parte, né di trovare qualcuno con cui dividere quei quindici metri di barca, voleva solo il vento.

Lo trovò nel mezzo dell’Atlantico in uno di quei giorni di inizio autunno in cui tutte le stagioni sembrano confluire. La Lisa riconobbe all’orizzonte quegli stratocumuli sfilacciati come meduse che solo i forti venti sanno creare, vedeva che le onde tagliate dal suo scafo non ricadevano sul mare, si perdevano invece in un’effervescenza marina che saliva come vapore.
L’Abraxas saltava le onde volandoci sopra a sessanta nodi, il suo Spinnaker si gonfiava verso l’alto incanalando i barriti del vento, le folate facevano sibilare le sartie e i capelli della Lisa si alzavano seguendo gli archi sinusoidali della corrente. Poi, con la calma paziente con cui era arrivato, il vento si calmò. Il timone girava a vuoto, le vele erano tese come le pinne di uno squalo.
La Lisa ci mise un po’ a rendersi conto che si trovava decine di metri sopra la superficie del mare, trascinata nel cielo. La costa Antartica comparve sotto di lei e subito la distesa pallida venne coperta da una coltre di nubi carezzate dall’ombra dello scafo.

La Lisa si mise in prua a guardare l’oceano siderale che si apriva davanti a lei, con la brezza che continuava a spirare dal mondo lontano là sotto. L’uscita dall’atmosfera fu impercettibile: il sottile respiro dell’Aliseo si ammutolì, ma l’Abraxas continuava ad avanzare verso il nero del cosmo. Si dice che un giorno o l’altro qualcuno troverà la nave della Lisa incagliata su una qualche luna di Saturno, altri dicono che la troveranno più lontano, ancora là a solcare il vuoto interstellare, altri ancora credono che la Lisa sia arrivata ben oltre qualsiasi orizzonte, in un posto che noi non saremo mai capaci di trovare.

La Scuola Holden è nata a Torino nel 1994 e da più di 25 anni insegna a raccontare storie. È anche una fabbrica di progetti narrativi: per Green Pea, alcuni diplomati della Scuola hanno scritto 65 racconti e selezionato 70 citazioni di filosofi classici e moderni da regalare agli ospiti di Otium.

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