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Scuola Holden

Short Stories

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Sentieri e parole

Fabio Dal Pan, Scuola Holden, Biennio 2012-2014

Quando sono scarso di idee vado a fare la spesa in montagna.

Cammino, da solo, e le frasi mi arrivano in testa per conto loro, belle pronte limate perfette.
O almeno, sempre meglio del solito.

Stavolta sto salendo verso forcella X.
Perché, penso aggrappandomi al ramo elastico di un pino mugo, non riesco a scrivere poesia? Eppure sarebbe proprio il mio; sarebbe, cioè, l’idea che vorrei avere di me; eppure non c’è verso, neanche sforzandomi, e si sa che in ste cose (come in tutte quelle importanti) a sforzare si fa solo peggio.

Continuo a salire, la traccia si fa più ripida, e mi torna (arriva) in mente il discorso di Brodsky al Salone del libro del ’96 – o ’95, o ’94 – quando diceva come orientarsi in quell’oceano di carta.
Per farla breve, diceva Brodsky, il modo migliore per non perdersi qui dentro è leggere poesia.

Chi è allenato alla poesia apre un libro di prosa, legge due righe, massimo tre, e capisce subito se val la pena o no.
Brodsky maledetto, penso mentre sbuffo come un capodoglio a vapore, beato te e le tue certezze.

Arrivo alla forcella.
Mi siedo su un sasso e guardo con terrore il versante Nord del monte Y, mille metri di roccia verticale.

Riparto lungo il filo del crinale, grande attenzione per non finire di sotto e essere ritrovato col disgelo. Adesso il sentiero per duecento metri costeggia il vuoto sotto il monte Y, e mi viene (arriva) in mente l’ultima volta che ero passato di qua, l’anno scorso, assieme a S.

Lui davanti e io dietro.
Io avevo paura e lui no.
Mi ricordo i suoi passi lungo il sentiero.
Io camminavo, lui sceglieva ogni appoggio senza pensare, leggerezza e precisione, il piede sempre nel posto giusto, elegante e sicuro.
Io dietro, sforzandomi di imitarlo.

S, tanto vale che lo dica, era un arrampicatore.
Aveva scalato, tra le altre, anche la terrifica parete nord del monte Y.

“C’è una cosa che la poesia deve sempre fare, ed è rendere omaggio a quello che esiste e accade per il solo fatto che esista e accada.”
Altra frase di Brodsky, penso, cercando di distrarmi da quello che ho attorno.

E c’è modo migliore per rendere omaggio a un centimetro di Mondo che affidargli tutto il peso della propria vita?

Può essere un appiglio di roccia un verso poetico, anzi la massima espressione della poesia?

Se è vero che camminare s’impara dall’arrampicare e la prosa dalla poesia, sono fottuto?

E perché cazzo mi sono ficcato in sto traverso maledetto io che ho le vertigini, non arrampico, non cammino come un poeta e non scrivo come uno scalatore, io che mi accontento di un sentiero tracciato e di una prosa appena decente?

Ultimi venti metri e sono salvo.
Giusto il tempo che arrivi un’altra frase.
“Dove nasce il pericolo cresce anche ciò che salva.”

Maledetto Holderlin e maledetto Brodsky.

Mi stendo sul prato salvifico. Butto giù nel taccuino queste due tre frasi, poi lo rificco nello zaino.

E per oggi sono contento così.

La Scuola Holden è nata a Torino nel 1994 e da più di 25 anni insegna a raccontare storie. È anche una fabbrica di progetti narrativi: per Green Pea, alcuni diplomati della Scuola hanno scritto 65 racconti e selezionato 70 citazioni di filosofi classici e moderni da regalare agli ospiti di Otium.

scuolaholden.it